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Torre Boldone, 30 maggio 1944 di Silvio Cavati [indietro][avanti]
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  • La sorte degli altri protagonisti

    La sorte degli altri due protagonisti di questa vicenda, il parroco e la madre superiora, pur se meno tragica, è tutt'altro che rosea.
    Don Tranquillo Dalla Vecchia viene arrestato nuovamente il 26 agosto 1944 da militi repubblicani, per mandato delle truppe tedesche; detenuto nelle carceri di Sant’Agata in Bergamo, il 19 settembre 1944 viene tradotto al carcere di San Vittore a Milano.
    Durante gli interrogatori subisce gravi violenze fisiche, come testimonia in una intervista suor Sistina Cibien, ma riesce a tacere e a non svelare i nomi dei suoi collaboratori:

    "l’hanno picchiato prima perché difendeva i suoi, i suoi ragazzi, poi l’hanno picchiato il giorno in cui ha messo in salvo la superiora; l’hanno portato via, tanto che non abbiamo saputo per qualche giorno dove era (era a San Vittore). Noi avevamo in quel tempo a San Vittore tre delle nostre suore di Milano, che ci hanno raccontato che don Tranquillo veniva bastonato, che era obbligato a portare sacchi (perché i nostri preti, prigionieri erano costretti ad un lavoro forzato impossibile) e interrogato tutti i giorni, perché pensavano avesse i nominativi dei suoi collaboratori. Era battuto ma non si è mai difeso: non ha mai subito un regolare processo.(...) Sette anni dopo don Tranquillo mi disse che faceva fatica ad usare il braccio destro. Sette anni dopo.

    Il 12 ottobre 1944 viene trasferito al campo di internamento per sacerdoti e suore di Cesano Boscone; non viene sottoposto a processo e può riacquistare la libertà il 15 dicembre. Muore il 15 aprile 1955 a Torre Boldone.
    La nipote, suor Generosa Dalla Vecchia, ricorda:

    "L’ultimo mese di vita sono stata chiamata dai miei superiori per assisterlo; quindici giorni prima di morire è arrivato uno delle SS e ha voluto entrare da mio zio.
    Mio zio però mi ha avvertito: “Guarda, qualora venisse questa persona o anche altri, tu vattene e aspettami fuori. ” Questo era uno delle SS, che deve avergliene fatte passare in carcere. [...] E’ entrato ed è rimasto dentro circa mezz’ora: una persona alta, vestita di scuro, vedevi anche all’occhio che era uno di quelli, ...e quando è uscito mio zio non mi ha riferito niente, era solo felice. Cosa avranno detto, cosa avranno fatto, non lo so. Lui non me ne ha parlato ma traspariva il suo volto: che si sia confessato, gli abbia domandato scusa per quello che gli aveva fatto passare, non lo so. Questa è stata la mia impressione, ma lui non mi ha detto niente, solo era felice."

    Madre Anastasia Barcella, superiora delle suore di Torre Boldone, il giorno della irruzione nell'Ospedale viene fatta subito fuggire da don Dalla Vecchia, raggiunge a piedi la casa di Castione della Presolana e poi, sempre ricercata dalle autorità fasciste, è costretta a vagare sotto falso nome da una filiale all’altra del suo Istituto fino al giorno della Liberazione .



    Una foto di Don Tranquillo con i ragazzi dell'istituto di Torre Boldone


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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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