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I ragazzi di Selvino di Livia Noris [indietro][avanti]
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  • Una casa per i piccoli reduci della Shoà

    Per dare un futuro ai bambini sopravvissuti alla Shoà operarono diverse personalità, fra queste spicca la figura di Raffaele Cantoni, esponente della comunità ebraica milanese. Fu lui a pensare a un luogo di ricovero e raccolta per i piccoli sopravvissuti all' inferno dei campi di sterminio.
    Cantoni si rendeva tuttavia conto di come i pochi ebrei lombardi che erano riusciti a nascondersi o che erano ritornati dalla deportazione non avrebbero potuto svolgere da soli il compito di riunire, sfamare e ridare fiducia e speranza ai bambini sopravvissuti alla Shoà.
    L'aiuto venne dai casi della guerra: nell’esercito inglese era inquadrata la 745° compagnia del Genio Reale Britannico, detta anche la Brigata Ebraica.
    Appena conclusa la guerra, la Brigata Ebraica prestò la propria opera nell’assistenza ai reduci della Shoà: alla fine saranno circa 25.000 gli ebrei che, da tutta Europa, gli uomini della Brigata riusciranno ad accogliere ed assistere in Italia, la maggior parte di loro emigreranno in Palestina e saranno accolti dalla comunità ebraica che nel ’48 avrebbe visto riconosciuta la sua indipendenza con la creazione dello stato di Israele.
    Fu proprio con alcuni uomini della Brigata Ebraica, fra cui l’attivo educatore Moshè Ze’iri, che Cantoni si recò in una mattina del settembre 1945 negli uffici di Luigi Gorini, esponente del partito socialista nonché scienziato di chiara fama, delegato per il suo partito a controllare i beni requisiti, tra cui la ex-colonia fascista Sciesopoli di Selvino.



    Moshè Ze’iri
    (fonte: Aharon Megged "Il viaggio verso la Terra promessa" Ed Mazzotta 1997)


    Gorini fu favorevolmente impressionato dalle persone che aveva davanti, molti anni più tardi ricorderà: “Vedevo davanti a me uomini risoluti, onesti e coraggiosi, che avevano un solo scopo: aiutare e salvare” 1 . Così quando gli proposero di affidare loro la colonia Sciesopoli di Selvino per raccogliervi per i bambini profughi da portare poi in Palestina, la sua risposta fu positiva: Selvino sarebbe stata la patria temporanea di centinaia di bambini e ragazzi scampati agli orrori dello sterminio, là avrebbero potuto cominciare a dimenticare l'orrore del recentissimo passato e a ritornare ad avere fiducia in se stessi e nell’umanità.


    1Aharon Megged "Il viaggio verso la Terra promessa" Ed Mazzotta 1997

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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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