Ospedale “Istituto Palazzolo”
Torre Boldone
L’Istituto don Luigi Palazzolo, oltre all’orfanotrofio maschile, gestiva a Torre Boldone
una piccola clinica privata che fungeva in parte anche da ricovero per bisognosi; la struttura
era affidata alle suore delle Poverelle, o del Palazzolo.
Assistente spirituale delle suore delle Poverelle e direttore dell’orfanotrofio era don
Tranquillo Dalla Vecchia, che aveva organizzato un’efficiente
via di fuga per i perseguitati dal regime, in particolare per gli ebrei, come scrive Giuseppe Belotti:
Una terza organizzazione dell’espatrio in Svizzera, soprattutto degli ebrei provenienti
da ogni parte del Norditalia, fa capo a don Tranquillo Dalla Vecchia direttore dell’Orfanotrofio maschile
“Don Luigi Palazzolo” di Torre Boldone ed alle suore delle Poverelle, o del Palazzolo, addette all’orfanotrofio.
Il dispositivo di salvataggio degli ebrei messo in moto da don Dalla Vecchia funziona a meraviglia:
sono apparsi come per incanto giovani esperti che fanno da guide, ferrovieri complici che, prima o
dopo le stazioni presidiate, fermano le locomotive in piena campagna per caricarvi e scaricarvi ebrei.
A Colico, in una capanna, i fuggiaschi sostano al sicuro, in attesa del mezzo che li trasporti a Lanzo d’Intelvi
o in Val Porlezza, o verso San Cassiano (Chiavenna) o in Val Malenco.1
Don Tranquillo Dalla Vecchia (fonte: Mauro Danesi, Eroismi senza chiasso, Bergamo, www.museostorico.org/lavori/mascheroni/Apertura_Indice.htm)
In una breve memoria di Suor di Sistina Cibìen,
memoria consegnata a Mauro Danesi, si descrive l’azione delle religiose:
Dopo l’8 settembre , nel piccolo ospedale , le Suore collaborarono all’occultamento dei partigiani e dei
prigionieri (inglesi e greci) , fornendoli non di rado di indumenti e calzature e inoltrandoli alla signorina
Adriana Locatelli che li scortava alla montagna . Talvolta , per allontanare i sospetti , le suore li mandavano
con un fascio di legna sulle spalle , privandosi della già scarsa provvista che avevano in casa. Fornivano latte condensato , vino , pane , e quant’altro permetteva la scarsezza dei viveri , ai patrioti della montagna , consegnandolo alle volte allo stesso capitano Benazzi , l’eroe morto a Dachau, che veniva a ristorarsi a volte all’ospedale.
Dal 20 giugno 1943, al 30 maggio 1944, diedero ricetto a nove ebrei di cui, come al solito, diamo i falsi nomi.
Amar Dio , vecchio colonnello ottuagenario che, insieme ad Ovazza Mario, fu più tardi accompagnato dalle
stesse Suore a Milano, donde poté passare in Svizzera.
L’ingegner Colli, la cui signora trovò rifugio presso l’Ospizio Sacro Cuore dell’Istituto Palazzolo di Bergamo;
Piccini Giuseppe , commerciante napoletano; Tolentini Oscar, musicista di Trieste; Marchetti Dario, Tironi Vittorio;
Sangalli Mario, Caironi Guido, questi ultimi quattro rispettivamente padre e figli.
non potendo i tre giovani fratelli figurare tra i cronici, la Madre Superiora Suor Anastasia , consenziente
il chirurgo, ne fasciò gli arti, per farli passare fra i malati di chirurgia.2
Non tutti i nomi usati sono di fantasia: è vero il nome di Tollentini Oscar, mentre per i tre
giovani fratelli Vittorio, Mario e Guido il vero cognome è Nacamulli.
Per tutti loro l’opera delle suore e di don Tranquillo per sottrarli all’arresto e alla morte
risulta vana.
1 Giuseppe Belotti, I cattolici di Bergamo nella Resistenza, Bergamo, Minerva Italica, 1977
2 Mauro Danesi, Eroismi senza chiasso: la figura e l’opera di don Tranquillo Dalla Vecchia,
Frammenti e memorie di storia locale. Conseguenze e riflessi in ambito locale delle leggi razziali e dell’
antisemitismo durante il regime fascista, Bergamo, www museostorico.org/lavori/mascheroni/Apertura_Indice.htm
[ << ][ >> ]
|