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Torre Boldone, 30 maggio 1944 di Silvio Cavati [indietro][avanti]
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  • Torre Boldone, 30 maggio 1944
    da "Ebrei a Bergamo: 1938-1945"
    di Silvio Cavati


    Ospedale “Istituto Palazzolo” Torre Boldone

    L’Istituto don Luigi Palazzolo, oltre all’orfanotrofio maschile, gestiva a Torre Boldone una piccola clinica privata che fungeva in parte anche da ricovero per bisognosi; la struttura era affidata alle suore delle Poverelle, o del Palazzolo. Assistente spirituale delle suore delle Poverelle e direttore dell’orfanotrofio era don Tranquillo Dalla Vecchia, che aveva organizzato un’efficiente via di fuga per i perseguitati dal regime, in particolare per gli ebrei, come scrive Giuseppe Belotti:

    Una terza organizzazione dell’espatrio in Svizzera, soprattutto degli ebrei provenienti da ogni parte del Norditalia, fa capo a don Tranquillo Dalla Vecchia direttore dell’Orfanotrofio maschile “Don Luigi Palazzolo” di Torre Boldone ed alle suore delle Poverelle, o del Palazzolo, addette all’orfanotrofio.
    Il dispositivo di salvataggio degli ebrei messo in moto da don Dalla Vecchia funziona a meraviglia: sono apparsi come per incanto giovani esperti che fanno da guide, ferrovieri complici che, prima o dopo le stazioni presidiate, fermano le locomotive in piena campagna per caricarvi e scaricarvi ebrei. A Colico, in una capanna, i fuggiaschi sostano al sicuro, in attesa del mezzo che li trasporti a Lanzo d’Intelvi o in Val Porlezza, o verso San Cassiano (Chiavenna) o in Val Malenco.1



    Don Tranquillo Dalla Vecchia
    (fonte: Mauro Danesi, Eroismi senza chiasso, Bergamo, www.museostorico.org/lavori/mascheroni/Apertura_Indice.htm)


    In una breve memoria di Suor di Sistina Cibìen, memoria consegnata a Mauro Danesi, si descrive l’azione delle religiose:

    Dopo l’8 settembre , nel piccolo ospedale , le Suore collaborarono all’occultamento dei partigiani e dei prigionieri (inglesi e greci) , fornendoli non di rado di indumenti e calzature e inoltrandoli alla signorina Adriana Locatelli che li scortava alla montagna . Talvolta , per allontanare i sospetti , le suore li mandavano con un fascio di legna sulle spalle , privandosi della già scarsa provvista che avevano in casa. Fornivano latte condensato , vino , pane , e quant’altro permetteva la scarsezza dei viveri , ai patrioti della montagna , consegnandolo alle volte allo stesso capitano Benazzi , l’eroe morto a Dachau, che veniva a ristorarsi a volte all’ospedale. Dal 20 giugno 1943, al 30 maggio 1944, diedero ricetto a nove ebrei di cui, come al solito, diamo i falsi nomi.
    Amar Dio , vecchio colonnello ottuagenario che, insieme ad Ovazza Mario, fu più tardi accompagnato dalle stesse Suore a Milano, donde poté passare in Svizzera.
    L’ingegner Colli, la cui signora trovò rifugio presso l’Ospizio Sacro Cuore dell’Istituto Palazzolo di Bergamo; Piccini Giuseppe , commerciante napoletano; Tolentini Oscar, musicista di Trieste; Marchetti Dario, Tironi Vittorio; Sangalli Mario, Caironi Guido, questi ultimi quattro rispettivamente padre e figli.
    non potendo i tre giovani fratelli figurare tra i cronici, la Madre Superiora Suor Anastasia , consenziente il chirurgo, ne fasciò gli arti, per farli passare fra i malati di chirurgia.2


    Non tutti i nomi usati sono di fantasia: è vero il nome di Tollentini Oscar, mentre per i tre giovani fratelli Vittorio, Mario e Guido il vero cognome è Nacamulli.
    Per tutti loro l’opera delle suore e di don Tranquillo per sottrarli all’arresto e alla morte risulta vana.




    1 Giuseppe Belotti, I cattolici di Bergamo nella Resistenza, Bergamo, Minerva Italica, 1977
    2 Mauro Danesi, Eroismi senza chiasso: la figura e l’opera di don Tranquillo Dalla Vecchia, Frammenti e memorie di storia locale. Conseguenze e riflessi in ambito locale delle leggi razziali e dell’ antisemitismo durante il regime fascista, Bergamo, www museostorico.org/lavori/mascheroni/Apertura_Indice.htm

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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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