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Torre Boldone, 30 maggio 1944 di Silvio Cavati [indietro][avanti]
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  • Le parole degli arrestati

    Nessuna pubblicità viene data agli arresti sulla stampa, né “L’Eco di Bergamo”, il quotidiano cattolico locale, né "Bergamo Repubblicana", il quotidiano della Federazione fascista ne danno notizia: il regime si rende conto che la propaganda antisemita non ha attecchito fra la popolazione e che questi arresti non possono che accrescerne l’impopolarità.
    Gli ebrei arrestati, tre dei quali si sono dichiarati di nazionalità greca, vengono condotti nelle carceri di Bergamo e il giorno successivo sottoposti ad interrogatorio da una coppia di militi, il brigadiere Vincenzo Agostinelli e il maresciallo Carlo Milanesi.
    Dai verbali degli interrogatori dei fratelli Nacamulli, dal verbale dell'interrogatorio di Giuseppe Weinstein ( Giuseppe Piccini) , di Oscar Tollentini e di Gustavo Corrado Coen Pirani (sig. Colli) emergono anche frammenti delle storie degli arrestati, esistenze normali sconvolte dalla persecuzione razziale, vite di persone tranquille il cui destino ha subìto una svolta brusca e fatale quel 30 maggio 1944.
    Per tutti Milano è il punto di riferimento: è lì che mediante l’aiuto di amici si sono procurati i documenti falsi, è lì che hanno avuto l’indicazione di recarsi presso l’Istituto di Torre Boldone.
    Chi sono gli amici, chi ha procurato le carte di identità false? I primi interrogati parlano, ma benché sia evidente che non si tratta di cospiratori addestrati, danno versioni concordate, fanno nomi solo di persone che sanno già al sicuro in Svizzera e cercano di diminuire le responsabilità degli ospiti o di negare il coinvolgimento di altri soggetti i cui nomi sono presenti negli incartamenti personali.
    Forse in seguito a mezzi di persuasione violenti, Oscar Tolentini ammette qualcosa di più: la carta di identità gli è stata consegnata da Gustavo Coen Pirani, che l’ha avuta dal cameriere di un bar di Milano che fa anche borsa nera.
    Il Coen Pirani cerca di rimediare come può: non il cameriere, ma un avventore abituale del locale di Milano, commerciante ambulante e di nome sconosciuto gli ha fornito le carte di identità.
    Le notizie fornite dai tre fratelli Nacamulli sul resto della famiglia sono evidentemente concordate: nessuno accenna alla madre o alle sorelle, mentre del padre dicono che ormai dovrebbe essere espatriato. Coen Pirani riesce a proteggere la fuga della moglie dicendo che non sa dove si possa trovare.



    Annuncio della famiglia Nacamulli sulla Domenica del Corriere
    Anno 48 n. 12 del 16 giugno 1946 Pag. III

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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


    Con il patrocinio del Comune di Bergamo
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