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Da S. Agata ad Auschwitz di Silvio Cavati [indietro][avanti]
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  • Le conseguenze delle leggi razziali

    Le leggi razziali sconvolgono la tranquilla esistenza della piccola comunità ebraica di Bergamo e provincia: chi ricopre incarichi pubblici viene cacciato dal posto di lavoro oppure obbligato alla pensione, nel giro di pochi mesi ben tredici persone su quaranta abbandonano la città dirette verso sedi di comunità ebraiche più ampie, altri sei le seguiranno nei due anni successivi.
    Lo scopo della normativa razziale promulgata del regime fascista è di espellere gli ebrei dalla comunità nazionale, limitando la libertà personale, sociale ed economica degli appartenenti alla minoranza ebraica. Anche se a Bergamo gli ebrei presenti non rivestono un ruolo di particolare rilievo nel mondo imprenditoriale e commerciale, scatta per tutti l’obbligo di denuncia delle aziende industriali e commerciali di cui all’art. 47 del RD-L. 9 febbraio 1939 n. 126: l’Archivio di Stato conserva le denunce del farmacista Guido Levi di Ambivere e di Renato Melli, piccolo industriale di Bergamo.
    La vicenda di Renato Melli è emblematica non solo perchè mette in evidenza le umiliazioni e le vessazioni a cui vengono sottoposti gli ebrei, ma anche perchè rivela quali interessi e appetiti vengono messi in gioco dalla legislazione antiebraica.

    Della Famiglia Levi di Ambivere dovremo tornare a scriverne nel tristi storie dei deportati da Bergamo.

    Ai provvedimenti legislativi, emanati in rapida successione negli ultimi mesi del 1938.si aggiungono decine di circolari che precisano, rendendolo ancora più gravoso, l'elenco di divieti e di discriminazioni a cui vengono sottoposti gli ebrei negli anni successivi.
    Per quanto non ce ne sia la prova documentale, può essere ricondotto ai vari divieti emanati dal Ministero dell’Interno che interdivano agli ebrei la possibilità di esercitare numerosi mestieri, tra cui il commercio ambulante, la comparsa nella rubrica “Fallimenti e dissesti” su “L’Eco di Bergamo” del giorno 24 maggio 1941 del piccolo commerciante Pilade Sonnino ( anche di lui si dovrà purtroppo parlare nelle storie di deportati).
    La risposta di molti ebrei alla legislazione razziale, almeno fino all’entrata in guerra dell’Italia, è l’esodo: gran parte degli ebrei stranieri, ma anche moltissimi ebrei italiani, emigrano all’estero sia verso Israele, sia soprattutto verso le Americhe.
    Da Bergamo uno solo dei cittadini italiani parte direttamente per l’esilio, mentre altri riusciranno ad espatriare in periodi successivi.
    Chi rimane o non riesce a partire dalla città, la grande maggioranza, deve adattarsi a sopravvivere nelle nuove condizioni.
    Simile si presenta anche la situazione negli altri comuni: la famiglia Levi rimane ad Ambivere, Francesco Luzzatto, collocato a riposo, rimane a Treviglio mentre la famiglia Piperno ritorna a Milano agli inizi del 1941.


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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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