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Torre Boldone, 30 maggio 1944 di Silvio Cavati [indietro][avanti]
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  • 30 maggio 1944

    L’incursione al Palazzolo scatta il 30 maggio 1944 ed è frutto di una delazione: un ricoverato a carico dell'Istituto nazionale fascista assicurazione infortuni sul lavoro (Infail) si era lamentato per iscritto presso il predetto Istituto perché gli ebrei nascosti presso l’Istituto Palazzolo erano trattati meglio di lui; l’Infail ha passato la segnalazione alla Prefettura che l’ha inoltrata al Servizio politico della Federazione fascista di Bergamo.
    L’operazione viene eseguita da un gruppo di militi del Servizio politico investigativo della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) al comando degli ufficiali capitano Zeno Saggioli e del sottotenente Alessandro Ghisleni.
    I militi si presentano alle porte dell’Istituto cercando gli ebrei di cui il delatore ha fatto i nomi: Colli, Tollentino e Piccini. Le suore e il parroco cercano di far fuggire i ricercati, e non dimenticano di mettere sull’avviso l’Ospizio Sacro Cuore dell’Istituto Palazzolo di Bergamo.
    Suor Cibien descrive bene gli eventi:

    Nonostante le precauzioni, qualche delatore fiutò la preda e la mattina del 30 maggio, dopo circa un anno, i militi delle Brigate Nere, con il capitano Bolis in testa, irruppero all’impensata, coi nomi alla mano, nell’ospedale e vi rimasero quattro ore a frugare in ogni angolo. Questo fu il primo assalto sferrato contro gli istituti religiosi e il risultato fu tragico: cinque infelici furono arrestati subito e un sesto a qualche giorno di distanza.
    All’apparire dei militi, le Suore, atterrite, cercarono di nascondere tra il frumento quelli che non avevano altro scampo e spinsero alla fuga altri tre che uscirono sulla strada, per l’aiuto del cappellano don Tranquillo Dalla Vecchia. I militi però, che avevano ormai accerchiato l’edificio, li sorpresero a pochi passi e li ricacciarono dentro.
    Poiché il sesto ricercato mancava, portarono via come ostaggio il Cappellano e lo rilasciarono solo dopo la cattura della vittima.
    Si riuscì ad avvertire gli assenti, perché non tornassero, e ad avvertire la Madre Generale dell’Istituto Palazzolo, la quale diede l’allarme a Milano e poté evitare ancora tante altre catture.1

    L’incursione al Palazzolo non porta solo alla cattura di sei ebrei e del prete che li nascondeva, ma anche alla chiusura di una delle vie di fuga per ebrei e altri perseguitati.




    1 Mauro Danesi, Eroismi senza chiasso: la figura e l’opera di don Tranquillo Dalla Vecchia, Frammenti e memorie di storia locale. Conseguenze e riflessi in ambito locale delle leggi razziali e dell’antisemitismo durante il regime fascista, Bergamo, www museostorico.org/lavori/mascheroni/Apertura_Indice.htm

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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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