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I ragazzi di Selvino di Livia Noris [indietro][avanti]
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  • I ragazzi di Selvino: la rinascita dei ragazzi sopravvissuti alla Shoà
    Di Livia Noris, segretario della associazione "Ada Ascarelli Sereni" Italia Israele di Bergamo

    Introduzione

    Nei giorni tumultuosi e memorabili in cui finì la seconda guerra mondiale, nella primavera del 1945, l’Europa era attraversata, oltre che da eserciti, anche da una moltitudine di profughi: “ex prigionieri di tutte le nazionalità che si spostavano in gruppi o solitari, uomini e donne, civili in panni borghesi laceri, militari alleati nelle loro divise kakhi con le grosse lettere KG sulla schiena: tutti sulla via del rimpatrio o della ricerca di una sistemazione qualsiasi.1
    Ma la via del ritorno a casa non era praticabile per tutti: molti profughi ebrei, soprattutto del nord est dell’Europa, si diressero in direzione opposta a quella che li avrebbe riportati nei loro paesi di origine.
    Per alcuni era impossibile tornare dopo che avevano visto i loro concittadini, vicini di casa, conoscenti, voltargli le spalle, denunciarli o addirittura diventare i carnefici dei propri cari; altri furono conviti a cercare un futuro altrove per l’accoglienza che gli riservarono i nuovi padroni delle case e dei negozi che erano stati costretti ad abbandonare. Nel 1946 a Kielce (Polonia) 40 ebrei, reduci dai campi di sterminio, furono uccisi nel primo pogrom del dopoguerra.
    Nella tragedia dei profughi c’era quindi una ulteriore tragedia, quella dei profughi ebrei che non sapevano dove andare. La maggior parte di loro era sopravvissuta all’inferno dei lager nazisti e fra loro c’erano centinaia di bambini scheletriti, sul punto di morire di fame o di malattie. Molti di questi bimbi erano orfani, sopravvissuti a durissime prove ed erano profondamente segnati nel corpo e nella mente. C’erano poi bambini ebrei più fortunati, per i quali era stato provvidenziale il rifugio offerto da conventi e istituti religiosi, ma anche per loro si poneva la questione di ritornare alle loro famiglie o, venute mancare queste, alle loro comunità. Tutti i bambini avevano bisogno non solo di cure e cibo, ma anche di ricostruire la fiducia nell’umanità. Uno dei luoghi dove 800 di questi bambini e ragazzi hanno potuto ricostruire la speranza nel futuro è la ex-colonia “Sciesopoli” di Selvino, una località delle prealpi orobiche, in provincia di Bergamo.



    (1) Primo Levi “ Se non ora, quando” ed Einaudi Tascabili p.224

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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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