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I ragazzi di Selvino di Livia Noris [indietro][avanti]
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  • Il viaggio

    Un primo gruppo di ragazzi partì con la nave "Enzo Sereni", così aveva voluto chiamarla Ada Sereni, fra le più attive organizzatrici di queste navi, in onore del marito che era ritornato in Italia da Israele, dove era emigrato prima della guerra, facendosi paracadutare in zona occupata dai tedeschi per aiutare gli ebrei e che purtroppo era stato catturato e spedito a morire nei lager nazisti.
    La nave su cui si imbarcò il secondo gruppo dei ragazzi di Selvino, la "Katriel Affe" fu intercettata dagli inglesi e così la terza. Tutti furono inviati a Cipro e si ritrovarono dietro il filo spinato di campi di prigionia.
    Per i sopravvissuti ai lager la vista di torrette di guardia, baracche e filo spinato e lo spettro della fame che aleggiava nei campi di prigionia a causa dei ridotti approvvigionamenti, rievocavano recenti e dolorose ferite che si univano alla sofferenza e allo scoramento nel vedere sfumare, a un passo dalla realizzazione, il sogno di poter essere finalmente liberi in una propria patria.





    Ragazzi nel campo d prigionia di Cipro, con la bandiera portata da Selvino
    (fonte: "Il viaggio verso la Terra promessa" di Aharon Megged ed Mazzotta 1997)


    Ma la perseveranza e la nascita dello stato di Israele nel '48 risolse anche questa situazione: con il riconoscimento dello stato di Israele l'immigrazione ebraica diventò libera e i "ragazzi di Selvino" furono liberi di raggiungere la costa israeliana.
    Gli ultimi partirono da Selvino nel novembre del 1948, circa sei mesi dopo la proclamazione di indipendenza e sulle casse che trasportavano gli effetti personali fu scritto come indirizzo "Kibbutz Selvino", quello che si sperava d poter fondare in Israele. Non fu la fine delle sofferenze: il giovane stato ebraico era stato attaccato dagli eserciti dei paesi arabi vicini.
    Per i ragazzi di Selvino, che erano ormai adolescenti, era la terza guerra a cui partecipavano: la prima più tremenda era stata quella combattuta per la sopravvivenza nei ghetti, la seconda a bordo delle navi quando erano catturate dagli inglesi.
    Nella guerra di indipendenza del quarantotto morirono circa seimila israeliani, l'1% della popolazione di Israele. Tra queste vittime c'erano molti reduci della Shoà e fra questi cinque erano "ragazzi di Selvino".
    Fra i feriti Slomo Krampf, uno dei migliori talenti di Selvino, un genio della matematica, rimasto semiparalizzato, si uccise.
    Ma il seme della nuova vita era stato messo a dimora, una grande e forte pianta sarebbe nata dai "ragazzi di Selvino"arrivati in Israele. Essi diedero vita a due kibbutz, a sud e a nord di Israele: il kibbutz Rosh-ha Nikrà, al confine col Libano, e Tzeelim, nel deserto del Negev.

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    A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo [indietro][avanti]


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