Angiolello Cattaneo, figlio di Lydia Gelmi Cattaneo, racconta la triste vicenda di alcuni fuggiaschi:
Vollero fare di testa loro. Mia madre li voleva accompagnare a Tirano e poi farli passare nel solito modo.
Ma loro avevano figli piccoli, non se la sentivano di fare ore e ore di sentiero.
Si affidarono a persone che avevano conosciuto loro. Mia madre non li conosceva.
Queste persone anziché in Svizzera li portarono dritti nella caserma delle SS.
Vennero deportati. Non tornò nessuno. Sì c’era gente del genere, c’erano anche italiani che facevano queste
cose 1.
Non sempre l’aiuto alla fuga è disinteressato, come ci racconta Eurosia Frosio,
all’epoca giovane albergatrice di Sant’Omobono Imagna; a Sant' Omobono sono internate
alcune famiglie ebree, altre famiglie ebree vi sono invece sfollate dalle città bombardate:
Noi, invece, ne avevamo quattro in albergo, ossia papà, mamma, un figlio neo laureato
in ingegneria e l'altro ancora studente. Prima essi erano alloggiati a Bergamo, nell'albergo Moderno,
ma poi si erano trasferiti quassù per ragioni di sicurezza, ma pure per stare vicini ad altre persone amiche,
che già avevano trovato ospitalità in Valle Imagna. Improvvisamente, però, quel gruppo familiare,
dopo l'otto settembre, prevedendo un difficile epilogo delle ostilità, una notte è scappato,
lasciando qui tutto! I à tolt so negot! Hanno lasciato qui quindici valigie, bauli e tot,
portando con sé solo una borsa contenente soldi e oro.
Dopo la guerra abbiamo però saputo che quei valdimagnini che si erano prestati per accompagnarli
in Svizzera, prima di farli passare oltre la frontiera hanno loro portato via tutto!
Comunque la famigliola si è salvata: terminata la guerra, infatti, quegli stessi ebrei sono tornati a riprendere
le loro valigie e mio fratello, con un camioncino, li ha poi accompagnati fino a Chiasso.2
1 L'Eco di Bergamo, 27 gennaio 2002
2 L'Eco di Bergamo, 27 gennaio 2003
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