La seconda rete di assistenza alla fuga si sviluppa attorno al Partito d’Azione e, se all’inizio anch’essa riveste
un carattere spontaneistico, ben presto, date le caratteristiche del movimento e soprattutto alla maggiore capacità
di muoversi nella clandestinità, si trasforma in un vero e proprio "servizio" per l'espatrio.
Il dato più significativo è il collegamento che si stabilisce con l'organizzazione specifica per
l'espatrio dei prigionieri, creata attorno al 20 settembre dal Comando militare del CLN di Milano e
che diventerà in seguito il Servizio assistenza ai prigionieri alleati del CVL, struttura del Comando generale.
Per la provincia di Bergamo è quindi il PdA che assume ufficialmente questo incarico, il che ne spiega l'efficienza
e la continuità, a differenza di quanto avviene per tutte le altre iniziative. Verso la metà di
dicembre, secondo il rapporto del capo servizio Giuseppe Baccigaluppi, vengono create le zone di
raccolta e di smistamento dei prigionieri, convogliati ormai da tutta l'Italia settentrionale:
Bergamo, assieme a Brescia, viene assegnata alla quarta zona (Veneto), con passaggi in Svizzera,
attraverso l'alto lago di Como e la Valtellina.
Il servizio bergamasco è composto quasi esclusivamente da un gruppo di operai della Dalmine:
Bepi Verzeni, Piero Sottocornola, Angelo Nervi, Zaccaria Mazzocchi e Ernesto Frigerio.
Dopo alcuni tentativi non riusciti, viene organizzata una via di fuga attraverso il lago di Lecco
che non verrà mai scoperta grazie anche al supporto in un sottufficiale pilota di Bellano, Renato Cameroni,
che organizza guide esperte e fidate, ma soprattutto è in grado di segnalare i posti di blocco delle milizie fasciste.
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