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Da S. Agata ad Auschwitz di Silvio Cavati


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L’organizzazione cattolica

L’organizzazione cattolica si sviluppa inizialmente attorno alla Croce rossa per iniziativa del suo direttore don Agostino Vismara, col pieno assenso del presidente don Bepo Vavassori e con la fattiva collaborazione della signorina Betty Ambiveri, della dottoressa Lydia Curti, del dottor Rodolfo Vicentini (poi deputato al Parlamento), di don Vigilio Teani e di don Fiorenzo Berzi.
Un ruolo parallelo, ma non separato dati i rapporti di stretta conoscenza che lega questo gruppo di sacerdoti, è svolto da don Tranquillo Dalla Vecchia e dalle Suore delle Poverelle, addette all' Orfanotrofio maschile “Don Luigi Palazzolo” di Torre Boldone, che diventa punto di riferimento, sia come temporaneo rifugio che per l'espatrio in Svizzera, anche per ebrei provenienti da ogni parte del nord Italia.
I percorsi di fuga si sviluppano lungo due direttrici: la prima passa dalla Val Brembana, dove la Casa alpina del Patronato san Vincenzo a Santa Brigida funge da base logistica per raggiungere la frontiera svizzera attraverso il passo di Cà San Marco e la Valtellina, la seconda utilizza la linea ferroviaria Bergamo–Lecco–Sondrio per raggiungere Dervio, per la traversata del lago fino a Crenia e l'accompagnamento alla frontiera svizzera, o Colico dove in una capanna i fuggiaschi sostano al sicuro in attesa del mezzo che li trasporti a Lanzo d'Intelvi o in Val Porlezza o a San Cassiano (Chiavenna) o in Val Malenco.
La rete si avvale di giovani che fungono da guide e della complicità di ferrovieri che si prestano anche a fermate in aperta campagna per permettere ai fuggiaschi di sfuggire ai controlli fascisti.
Lungo l’itinerario del lago di Lecco una delle principali stazioni di transito dei fuggiaschi è costituita dalla casa di don Giacinto Frigeri, coadiutore parrocchiale a Calolziocorte , centro non lontano da Lecco.
Don Frigeri non si limita a supportare le varie reti di fuga - casa Frigeri costituisce una sosta ideale prima della faticosa (e rischiosa) marcia alla frontiera svizzera - ma attraverso il contributo della sua famiglia, in particolare del padre Goffredo, del fratello Giambattista e di una cugina, Angela, effettua molte operazioni di salvataggio favorite dalle conoscenze e dalle amicizie di cui la famiglia gode a Tirano in particolare di quella di Mario Canessa, agente in servizio di vigilanza al posto di frontiera di Piattamala e dei suoi colleghi, tutti, proprio tutti, antitedeschi e filopartigiani.
Pesante è il tributo pagato anche dai membri del clero più impegnati nella rete assistenziale: don Antonio Seghezzi, don Agostino Vismara, don Mario Benigni, vengono arrestati nel novembre 1943, don Tranquillo Dalla Vecchia, viene arrestato nell’agosto 1944.


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A cura della Associazione Italia Israele di Bergamo


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