La storia di Renato Melli è emblematica non solo perchè mette in evidenza le umiliazioni e le vessazioni a
cui vengono sottoposti gli ebrei, ma anche perchè rivela quali interessi e appetiti vengono messi in gioco
dalla legislazione antiebraica.
Le carte della Prefettura ci permettono di conoscere la consistenza dell’attività del Melli nel 1939:
si tratta di una piccola industria lattiero casearia, costituita da 2 aziende, una con sede
in Bergamo (di trasformazione e commercializzazione di prodotti lattiero caseari, con 13/14 dipendenti),
l’altra con sede in Martinengo (di produzione con 2 dipendenti); a queste si aggiungono altre proprietà
legate alla produzione agricola: i Melli possiedono terreni con case coloniche annesse anche in Urgnano,
Cologno e Orio al Serio e la cascina Pedone a Spirano.
Le aziende dispongono di una discreta dotazione di macchinari moderni:
6 frigoriferi, zangole, impastatrici, scrematrici, 4 autocarri;
la ditta Melli ha anche saputo affermarsi nell’ambiente cittadino al punto
da vincere l’appalto per la fornitura del latte all’Ospedale Maggiore “ Principessa di Piemonte", ora OO.RR.
di Bergamo.
L’azienda Melli è piccola, non arriva a 20 dipendenti, non abbiamo i dati per sapere se le proprietà
terriere eccedono i limiti imposti dalla legge; per garantire una maggiore tutela ai beni di famiglia
Renato Melli effettua ai sensi art. 55 del RD-L. 9 febbraio 1939 n.126
la donazione di azienda e proprietà alla moglie Marcella Conti, di “razza ariana”,
la donazione viene registrata presso il notaio Giuseppe Personeni di Albino nel mese di maggio del 1939.
Le contromisure prese dall’industriale per resistere alle leggi razziali e agli interessi dei fascisti locali si dimostrano però insufficienti
di fronte alla voglia di affari degli uomini del regime;
lo stesso Melli ci racconta cosa è successo nel testo dell' esposto
alla Prefettura di Bergamo che presenta il 19 maggio 1945.
Frontespizio della denuncia di azienda industriale e commerciale di Renato Melli come imposto dall’art. 47 del RD-L. 9 febbraio 1939 n. 126
(fonte Archivio dello Stato Bergamo Pref. b.e. 1, fasc. 40 )
La documentazione reperita non ci fornisce elementi per rilevare nella nostra provincia altri casi legati
all’applicazione delle leggi razziali nel periodo compreso fra la fine del 1938 e il 1943:
le carte presenti nei fascicoli presso l’Archivio di Stato hanno origine dal sequestro e dalla confisca
di beni effettuati a seguito del decreto del Duce 4 Gennaio 1944 n. 2 e solo incidentalmente riguardano eventi
precedenti.
Torna alla pagina principale
|