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Da S. Agata alla Shoà di Silvio Cavati


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Il caso Melli

A s. Ecc. il prefetto Il sottoscritto notificato in data 3 Aprile 1945 del decreto N. 2988 Div.1 con il quale gli si comunica l’abolizione delle leggi razziali per l'integrazione delle proprietà confiscate, innanzi tutto porge rispettosi ringraziamenti. Inerentemente poi a quanto è disposto da detto decreto e per i provvedimenti in oggi urgenti si permette sintetizzare la sua situazione di fatto per giustificare la presente istanza: Nell’anno 1939 dietro l'assillo delle leggi razziali l'esponente fu costretto alla cessione della propria azienda industriale e commerciale alla propria moglie Marcella Conti. Subito dopo, però ebbe sentore che alcuni fascisti stavano tramando a suo danno, e più precisamente studiavano il modo di privare anche la moglie dell'Azienda con il perfetto appoggio delle Autorità allora imperanti. Per correre ai ripari e per tentare di salvare dalla rovina la propria famiglia e impedire di essere privato delle attività faticosamente conquistate in 25 anni di costante, indefesso lavoro, come è noto a tutta Bergamo, si escogitò di fare una cessione dal lato puramente formale dell'azienda alla S. An. Egidio Galbani di Melzo, ditta che legata da vincoli di amicizia coll’esponente si prestò di buon grado a dare la sua etichetta mediante una combinazione che ebbe praticamente vita nell’anno 1942; senonchè appena si stava iniziando questa nuova formale gestione, l’Unione fascista degli Agricoltori, capeggiata dal Con. Naz. Fabio Allegrini formò un comitato composto dalle persone più sottoindicate per impedire lo svolgimento dell'attività commerciale e con appoggi politici malgrado i precisi divieti di costituire nuove aziende specie alimentari, si formò coattivamente un Consorzio di Agricoltori che si mise a brigare per avere di diritto l’Azienda della Sig. Marcella Conti, già passata alla Galbani. Le pressioni permeate anche da minacce vennero fatte dal famigerato Federale Gallarini e compagni alla sede della Federazione Politica, dal Questore di allora Pumo, e dal Prefetto Giannitrapani, che operarono illegalmente con decreti di requisizione e minacce verso la Sig. Conti se non avesse annuito a cedere. Fecero parte della suddetta combinazione, oltrechè l’Ing. Fabio Allegrini attualmente latitante, il Rag. Ceccarelli braccio destro di Gallarini, Bontempelli Giovanni dell’Unione Agricoltori, ora carcerato, lo squadrista Antonio Arnoldi podestà e segretario politico di Fontanella, col cognato squadrista Carlo Pizzoccheri di Fontanella, lo squadrista, sciarpa littorio Dante Bietti di Fontanella, il fascista Alberto Finazzi di Romano, fratello del Podestà, ora in carcere, il direttore della Latt. Soc. di Romano Ottolini implicato in losche sottrazioni di prodotti caseari, e salvato a Roma dall’Allegrini, e poi altri ancora della medesima marca. Dapprima nella sede della Federazione Politica locale, di poi a Roma si infirmò l’operato della Galbani. L’Allegrini fece pervenire al Ministero della Agricoltura, dove imperava, la Galbani e i Signori elencati dove attraverso il Sottosegretario si costrinse la Galbani a recedere dalla combinazione legalmente già perfezionata e a consegnare l’Azienda Conti al Consorzio Agricoltori contro il rimborso di una misera somma che non copriva che il terzo dei valori delle cose e dell’avviamento. Immediatamente poi il Prefetto di allora emanò un decreto in base al quale venivano requisiti quattro autocarri di proprietà dell’esponente, stabilendone la consegna coattiva al Consorzio a un prezzo che costituiva un quarto del valore corrente nell’epoca. Le minacce contro l’incolumità del sottoscritto e della di lui Signora qualora non si fosse accondisceso alla cessione voluta dal prefetto, vennero fatte direttamente dal Questore Pumo nel di lui gabinetto. Al sottoscritto fu dichiarato che solo nel caso avesse firmato poteva garantire la incolumità personale. Non bastando tutto questo vennero anche coattivamente occupati i locali in locazione all’esponente per vari mesi, svolgendo la stessa attività di distribuzione del latte nella città e provincia. Il Consorzio Latte presieduto inizialmente dal Sig. Dante Bietti, dopo il 25 Luglio venne presieduto dal Sig. Domenico Venier che politicamente non era compromesso, dopo l’8 Settembre però i vecchi soci che erano rimasti nell’ombra riaffiorarono e l’esponente in seguito a informazioni segrete avute, dovette emigrare in Svizzera abbandonando famiglia e beni pur di avere salva la vita.
In seguito degli avvenimenti sopra esposti il Consorzio Produttori Latte rimase padrone della situazione, e della Azienda dall’esponente sviluppata con un lavoro indefesso per 25 anni e precisamente da quando venne smobilitato dopo la guerra 15-18.
Da questo stato di cose si iniziò così in forma monopolistica la gestione del Consorzio il quale padrone assoluto del mercato e della situazione aveva asservito, l’Ufficio Latte della Zootecnia, presieduto da Allegrini, l'Ufficio Alimentazione con a capo Ceccarelli, che con facilitazioni di ogni genere potenziò e aiutò il Consorzio specie per l’appoggio che il Ceccarelli fece avere dal colonnello Negri fiduciario del Prefetto Giannitrapani. In quell’epoca ancora il Podestà Vitali (anno 1943) si accanì a sua volta contro la Ditta dell’esponente per impedire che avesse a svolgere anche la modesta ridotta attività di vendita al minuto che era rimasta, e questo a mezzo del Sig. Brighenti, altro squadrista ben noto a Bergamo per i suoi abusi e soprusi, il quale giunse al punto di far sequestrare i ridotti mezzi di trasporto a traino animale, inibendo così completamente la distribuzione del latte a domicilio. Il Podestà ancora non del tutto soddisfatto, concluse illegalmente un impegno di esclusività di vendita, si noti bene, a favore del Consorzio in netto contrasto con le disposizioni di legge in allora e successivamente vigenti. Con questo modo di procedere si spogliò il ricorrente e dell’Azienda e di ogni mezzo per condurre anche il ridottissimo commercio latte senza tanti scrupoli, sicché l’esponente per cercare di salvaguardare la licenza commerciale fu costretto a tenere aperto vendendo al dettaglio in luogo pochi ettolitri di latte al giorno in attesa di tempi che dovevano sorgere migliori. La profezia si è avverata perché la giustizia brilla sull'orizzonte sicché l'istante in attesa che la Commissione esamini la situazione che si venne a creare della sua Azienda, e prenda i provvedimenti relativi che non possono non essere di piena integrazione del suo diritto di proprietà disconosciuto per tutti i subdoli mezzi usati, essendo urgente intanto provvedere affinché l’azienda e il servizio che è delicatissimo non subisca danni né il servizio abbia a soffrirne, fa istanza e

CHIEDE

affinché si abbia a dichiarare decaduto l’intero Consiglio di Amministrazione del Consorzio Produttori Latte Bergamo e in sua vece sia nominato un Commissario per la gestione, amministrazione e presa di possesso di tutte le attività mobiliari del Consorzio Produttori Latte di Bergamo con ogni facoltà inerente, compresa quella di nominare professionisti per le necessità amministrative, tecniche e giudiziali, Commissario che riceverà dalla gestione del Consorzio tutte le consegne di tutto ciò che costituì e costituisce l'azienda avuta in cessione dalla Galbani, impregiudicati i diritti del ricorrente in base alla abrogazione avvenuta delle leggi razziali. Bergamo 19/5/45 (firma autografa di Melli Renato) .


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